L’esile filo della memoria. Ravensbrück, 1945: un drammatico ritorno alla libertà
Un libro che vorrei tradurre
newitalianbooks ogni mese chiede a un traduttore di proporre
un libro che vorrebbe tradurre nella sua lingua.
Questo mese, Jeanne Bonner, traduttrice dall’italiano verso l’inglese, presenta:
Lidia Beccaria Rolfi
L’esile filo della memoria. Ravensbrück, 1945: un drammatico ritorno alla libertà
Torino, Einaudi, 1996
Numerosi sono i libri di ebrei e prigionieri politici del nazismo, in italiano o in altre lingue, che hanno acquisito ampia notorietà, ma i più celebri sono quasi sempre scritti da uomini.
Le testimonianze di donne vittime della prigionia nazista perché ebree o partecipanti alla resistenza spesso sono relegate ai margini del dibattito sui sopravvissuti ai campi di sterminio. A detta di molti studiosi, addirittura non vengono pubblicate o non vengono tradotte in altre lingue, che consentirebbero loro di avere accesso a un pubblico molto più vasto.
L’esile filo della memoria Ravensbrück, 1945: un drammatico ritorno alla libertà di Lidia Beccaria Rolfi è un’opera splendidamente scritta che racconta le esperienze dell’autrice come prigioniera politica a Ravensbrück, la famigerata prigione femminile costruita dai nazisti a 50 miglia a nord di Berlino.
Il genere gioca un ruolo importante nel racconto dell’autrice, che prende avvìo non dalla cattura o dall’inizio della prigionia, ma dalla liberazione nel 1945. Esso racconta perciò la storia del suo lungo viaggio verso casa, non diversamente da La Tregua di Primo Levi (la traduzione americana ha per titolo “Il risveglio”). Se si è lasciata alle spalle lo spettro della violenza nazista, l’autrice si ritrova esposta al pericolo della violenza sessuale mentre torna lentamente a casa a Mondovì, in Piemonte. A un certo punto del suo viaggio, dei soldati americani portano lei e due ragazze ebree in un campo di concentramento abbandonato, dove possono dormire per la notte. Ma non permettono alle ragazze di circolare liberamente perché incombe la minaccia di soldati predatori di varie nazionalità. Per alcuni uomini in guerra, scrive Rolfi, qualsiasi tipo di donna va bene come rapida conquista, “anche quelle scheletriche, anche le bambine”.
Organizzato in forma di diario, il libro è un affascinante resoconto delle vicende, poco studiate, del rimpatrio di migliaia di europei che furono imprigionati durante la Seconda guerra mondiale e riuscirono a sopravvivere. Per l’autrice, come per molti altri, la liberazione significò la fine dell’incubo brutale nazista, ma il lungo cammino verso casa richiese di attraversare un continente devastato dalla guerra, privo di risorse e spesso di speranza.
Rolfi ha una formidabile attenzione per i dettagli, e il suo racconto comprende momenti di gioia, pur in mezzo a una grande disperazione. A un certo punto, mentre alloggia con altri prigionieri liberati, scrive che in un gruppo di soldati italiani scoppia una gara di parolacce e Rolfi annota, con soddisfazione, che “naturalmente vinse il toscano”.
Quasi 80 anni dopo gli eventi descritti, il suo libro continua a stupire: come sia riuscita a sopravvivere al viaggio di ritorno a casa, dopo anni di prigionia nazista; come sia stata spesso ignorata da coloro che sentivano parlare delle sue traversie; come, in quanto donna che aveva combattuto con i partigiani, abbia dovuto lottare per ottenere lavoro e rispetto dopo la guerra.
Questo libro combina due elementi fondamentali: una storia avvincente e una prosa splendida. Cosa non farei per donare questo libro ai lettori di lingua inglese!
Jeanne Bonner è scrittrice, redattrice e traduttrice letteraria. La sua traduzione della prima raccolta di racconti di Edith Bruck, This Darkness Will Never End, sarà pubblicata nel 2025 da Paul Dry Books. Come traduttrice letteraria part-time, è particolarmente interessata alle scrittrici emergenti e alle opere di scrittrici dimenticate o trascurate. Ha tradotto opere di Francesca Marzia Esposito, Irene Chias, Grazia Versani e Francesca Scotti.