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10 Novembre 2023

Intervista a Corrado Melluso (edizioni Timeo)

Autore:
Laura Pugno

Nella sua rubrica di interviste, newitalianbooks ha deciso di dare spazio alle nuove realtà editoriali del panorama italiano. In questa puntata è con noi Corrado Melluso, che dopo l’esperienza della collana Not- Nero on Theory di Nero edizioni ha dato vita, con altri soci, al marchio Timeo. A lui quindi rivolgiamo la domanda, “Come possiamo raccontare il progetto editoriale della nuova casa editrice Timeo e la sua identità alle lettrici e ai lettori all’estero di newitalianbooks?”

 

Corrado Melluso
Timeo è una casa editrice che ha esordito nel febbraio 2023.
Pubblicheremo circa 15 titoli l’anno, soprattutto di saggistica, ma non solo: tra i libri dei prossimi mesi ci saranno un memoir, un libro di racconti, una storia mutante di misticismo speculativo e un testo poetico. Insieme a Federico Antonini, Federico Campagna e Assunta Martinese stiamo tentando di ricostruire qualcosa che nel panorama editoriale italiano c’è sempre stato, ma che è sparito da qualche decennio – una casa editrice d’area, che restituisca insieme un senso di appartenenza e un interlocutore critico a cui rivolgersi quando non è più possibile sfuggire all’analisi del proprio presente e delle prospettive che offre.

 

Qualche anno fa ho collaborato con Federico Antonini per pubblicare, in un’altra struttura editoriale, Realismo capitalista di Mark Fisher, forse il libro che ha più segnato e, insieme, espresso il senso di impotenza riflessiva – così la chiama Fisher – che sentono le generazioni più giovani. Quel libro, che com’è noto ruotava intorno al quesito sul perché sia diventato più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo, si chiudeva con un barlume di speranza: il realismo capitalista potrebbe essere superato di punto in bianco, non appena saremo capaci di costruirci un’immaginazione radicalmente nuova, e con essa sapremo inventarci da zero le regole per un nuovo mondo. Ed è proprio intorno al world building, al modo in cui lo si concepisce e alle pratiche che possono scaturirne che ruota il centro di senso attorno cui si muove Timeo.

 

Il primo libro è stato quindi un’edizione di Utopia di Tommaso Moro commentata da China Mieville e Ursula K. Le Guin che sottolineano le due grandi tragedie dell’utopia: il suo farsi di continuo e contemporaneamente esserci preclusa. A leggere il testo di Moro infatti si scopre come quelli che descrive, in fondo, sono i secoli ancora da venire (ma tutti da immaginare, dal suo punto di vista) di devastazione coloniale. Però la parola utopia ha assunto nei secoli una carica semantica opposta, e ha dato nome all’impossibilità di una buona vita.

 

In Deep listening Pauline Oliveros racconta il suo sforzo utopico durato una vita: come ha provato (e prova ancora, grazie alle sue opere e al lavoro incessante della Deep Listening foundation) ad allargare la coscienza collettiva sul continuum-spazio temporale che ci circonda, a definire un nuovo modo di concepire il rapporto che abbiamo con tutto ciò che ci circonda e a tramandare un metodo capace di entrare in risonanza col rumore, fino a tramutarlo in suono armonico. Al contrario, il White paper racconta un’utopia malvagia, quella che più probabilmente ci ritroveremo a vivere e che dobbiamo iniziare a temere. Un’utopia in cui il valore economico si crea bruciando risorse energetiche, fino al massimo profitto possibile, che coincide però con la devastazione ambientale del pianeta e la nostra probabile estinzione.

 

Disertate di Franco Bifo Berardi, primo libro che abbiamo pubblicato da first publisher, ha inizio con la guerra in Ucraina: quando due eserciti si scontrano sul campo falcidiando vite anche tra la popolazione civile c’è poco da tifare per l’uno o per l’altro schieramento. L’azione più nobile capace di risolvere tutto in un batter d’occhio è la semplice, banalissima, diserzione di ogni soldato sul campo. Si tratta una considerazione che nasce dalla constatazione di una tendenza più generale incarnata dai neet, dagli hikikomori, dalle grandi dimissioni dal lavoro, dal quiet quitting e da mille altre tendenze che vedono la generazione più definirsi ‘ultima’ di fronte a un futuro che pare ineluttabile. Filosofia della cura di Boris Groys invece ragiona su cosa fare dopo aver disertato. Di come le società si occupano (e di come invece si dovrebbero occupare) di tutelare tanto i corpi fisici quanto i corpi simbolici dei propri abitanti, e di come sia più che mai necessario ridefinire il concetto stesso di salute: cos’è? A cosa servirebbe? Cosa ce ne facciamo?

 

Materia vibrante di Jane Bennett chiude la sestina dei libri usciti finora portandoci a ragionare oltre i confini dell’umano e finanche dell’organico in cerca di risposte utili a un nuovo pensiero politico, che porti scelte più sostenibili, sviluppate attorno a una maggiore considerazione della vibratilità agentiva di tutto il complesso sistema di relazioni materiali che ci circonda. Bennett lo chiama ‘materialismo vitale’, e credo sia una delle postulazioni più interessanti e necessarie per intervenire sul presente che abbia saputo offrire la filosofia contemporanea.

 

Nella seconda metà dell’anno pubblicheremo Undrowned. Lezioni di femminismo nero dai mammiferi marini di Alexis Pauline Gumbs, Lingua Ignota di Ildegarda di Bingen e Huw Lemmey, Storie dell’arte contemporanea di Andrea Bellini, Ottimismo crudele di Lauren Berlant, Fare mondi di Ian Cheng e Isole, un libro di straordinari racconti che segnerà l’esordio narrativo di Nicolàs Jaar.

Per tentare di mettere in atto per primi i principi sperimentali che proponiamo sul piano della speculazione filosofica, stiamo sperimentando nuove forme di presenza in rete, proponendo, insieme, il deplatforming e uno strumento per mettersi in contatto e discutere direttamente con la casa editrice. All’indirizzo www.time0.zone si trova un piccolo social network che abbiamo costruito per dimostrare come sia possibile vivere una vita social senza like, senza contenuti algoritmici, senza inserzioni sponsorizzate, con un rigido criterio cronologico nella visualizzazione dei contenuti, a dimostrazione del fatto che è effettivamente possibile una presenza in rete più sana che consente addirittura di fare a meno di ogni forma di moderazione.

Il nostro obiettivo è insomma quello di diventare un laboratorio costante in cui giocare col pensiero e le pratiche utopiche, in cui stare in ascolto ed essere consapevoli dello scambio in costante divenire con altri. Vogliamo costruire una casa editrice aperta al dialogo e attenta alle questioni critiche della contemporaneità, sicura dell’impermanenza di ogni pratica e curiosa verso ogni forma di eversione dalla realtà.

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