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13 Settembre 2023

Intervista a Eugenia Dubini, fondatrice della casa editrice NN

Autore:
Laura Pugno

Questa nuova puntata del ciclo di interviste di newitalianbooks a responsabili editoriali, editor ed editori di case editrici italiane prosegue con Eugenia Dubini, fondatrice ed editrice di NN, che risponde per noi alla domanda: “Come raccontereste la narrativa italiana di NN ai lettori e alle lettrici all’estero? Quali sono le sue caratteristiche e i suoi punti di forza? Quali scommesse, letterarie e di altro genere, hanno funzionato meglio nei Paesi esteri e a vostro avviso, perché?”

 

 

Eugenia Dubini:

NN è la casa editrice che ho fondato nel 2015, quindi è una realtà piuttosto giovane nel panorama editoriale italiano. Una realtà che, tra l’altro, ha avuto l’immensa fortuna e merito di arrivare sulla scena con un autore, Kent Haruf, che ha conquistato il cuore dei lettori italiani arrivando, con Le nostre anime di notte, a prendersi il primo posto in classifica. Questo evento, piuttosto eccezionale, ha però scritto parte della nostra storia come casa editrice agli occhi del pubblico: per i primi anni, i lettori pensavano a noi come editori di Kent Haruf, e quindi di narrativa americana. E sebbene all’inizio abbiamo dato una certa priorità alle scritture anglofone, nel nostro progetto abbiamo sempre immaginato un lettore onnivoro, curioso, aperto a cambiare genere e geografia.
NN, nescio nomen, nome sconosciuto, era la dicitura nelle carte di identità quando il padre non riconosceva il nome del figlio o della figlia. Figli di NN, quindi, stava anche a significare una ricerca narrativa sull’identità nella società senza padri, nel contemporaneo, nella fatica di abitare i ruoli tradizionali, nella ricerca di un proprio posto nel mondo. Non abbiamo strutturato il catalogo secondo gli schemi delle collane, ma ci siamo richiamati alle serie e alle stagioni, con un filo rosso a legare i libri connesso all’oggetto dell’indagine, alla domanda sottostante, declinando così la ricerca di identità in diversi ambiti.

E in questa produzione, che è rimasta di 20 titoli all’anno, lo sguardo è sempre stato aperto anche a scrittori italiani: tra le ultime proposte ci sono Anna Siccardi con La parola magica, Michele Vaccari con Urla sempre primavera, Sara Gamberini con Infinito Moonlit, che è stata proposta al premio Strega da Chiara Gamberale; Gianmarco Perale con il suo secondo romanzo, Amico mio, che ci è stato portato da Walter Siti. E di prossima uscita, Damiano Scaramella e Daniele Pasquini.

Allo stesso tempo, fin dal primo anno, abbiamo dato il via a progetti di serie chiuse, su ispirazione condivisa tra editore e autore. La prima è stata ViceVersa, su Vizi e Virtù nel contemporaneo, e poi CroceVia, sulle parole della tradizione cristiana che nella vulgata comune hanno nel tempo cambiato di senso. In queste collane sono usciti, ad esempio, Panorama di Tommaso Pincio (Premio Sinbad 2015) e Di ferro e d’acciaio di Laura Pariani (Premio Mondello 2018), e infine Maestro Utrecht di Davide Longo, che a fine anno riproporremo nella nostra stagione 2023.

È solo nel 2018 che abbiamo dedicato la nostra attenzione agli esordi italiani. Ci sembrava essenziale dare loro spazio in catalogo, e la serie si è chiamata gli Innocenti, un controcanto rispetto ai Cannibali di qualche tempo fa. Nella ricerca, abbiamo cercato e dato priorità a voci oneste, franche, dirette, pop, contaminate, sia sul racconto dei luoghi, sia sulla lingua, una lingua capace di assumersi dei rischi, di accettare una scommessa. Nella collana, sono usciti Roberto Camurri (Premio Procida 2018, Premio Pop 2018), Alessio Forgione (Premio Berto 2018, Premio Intersezioni e candidato nella dozzina del Premio Strega 2019), e poi autori come Andrea Donaera, Pier Lorenzo Pisano (Selezione Premio Calvino 2022), Claudia Bruno, per citarne alcuni. In uscita con noi nella collana degli esordi ci sarà poi Alessio Parmigiani, che arriva dalla Scuola Holden, e Rosanna Turone, che invece ci è stata portata da Paolo Nori.

Infine, dal 2021 abbiamo lanciato una nuova serie, tutta al femminile. Si chiama le Fuggitive e sono i libri rosa shocking del nostro catalogo, che ci hanno dato una nuova ondata di posizionamento ed entusiasmo dai lettori: un pubblico più giovane, che si affida alla serialità della proposta, ed è interessato alle tematiche identitarie di gender. La collana raccoglie autrici donne che raccontano storie di identità, dove le protagoniste non si ritrovano nei modelli tradizionali del femminile e neppure in quelli più contemporanei del femminismo e post femminismo. Trovare la propria voce, seguire il proprio desiderio, anche in senso contrario, rispetto ai modelli e ai paradigmi, questo è l’oggetto della serie, che si è aperta con Megan Nolan, Atti di sottomissione. Nello spirito di accostare storie di donne da diversi paesi abbiamo pubblicato qui il romanzo di Olga Campofreda, Ragazze perbene, proposto quest’anno al Premio Strega da Gaia Manzini. Olga sta facendo in Italia una tournée con oltre 50 date, ed è meraviglioso assistere a queste presentazioni, proprio per la ricchezza dello scambio con il pubblico.

Dopo questa carrellata – volta anche a raccontare NN come editore di progetto, che cerca la propria strada oggi nella proposta e nella comunicazione al lettore, per noi fondamentale – vengo all’aspetto internazionale, che curiamo avvalendoci della competenza dell’agenzia Malatesta, che gestisce i nostri autori all’estero.

Le nostre scelte editoriali sono improntate alla ricerca, anche formale, sia linguistica sia di contenuto, senza mai rinunciare all’esperienza di lettura, alla sua accessibilità, come faro di selezione nel mare magnum delle proposte. Lo sguardo sull’Italia esiste, è parte integrante della storia e della lingua stessa dei romanzi che pubblichiamo, ma non viene mai proposta un’Italia da cartolina – lo stereotipo – bensì un Paese raccontato come specchio dei cambiamenti sociali e culturali che stanno avvenendo sotto i nostri occhi, e degli effetti sulla vita delle persone. Uno sguardo che, mi preme sottolinearlo, si imprime nella stessa lingua con cui viene raccontato.

L’accoglienza all’estero dei nostri autori esordienti ha avuto punte altissime, come è successo a Roberto Camurri (Olanda, Spagna e Germania) e Alessio Forgione (Francia, Russia, Grecia). Questi testi hanno conquistato gli editor stranieri; altri invece si sono fatti strada con più lentezza, anche solo in un territorio, come è successo ad Andrea Donaera in Francia.

Da editor, so che questo spesso dipende da tante circostanze che hanno a che vedere non solo con il successo del libro in Italia, ma anche con onde di interesse, mode che si muovono rapidamente, come è stato dopo l’enorme successo di Elena Ferrante e dell’Italia che lei racconta.

Ma lo sguardo sull’accoglienza all’estero dei libri NN arriva spesso ex post; e quando accade è un’enorme soddisfazione, perché mi pare un’ulteriore conferma del percorso intrapreso sin dall’inizio: ovvero proporre un libro, un autore, che ha toccato un nervo scoperto, che ha posto una domanda in qualche modo universale, come credo che la letteratura dovrebbe sempre fare.

 

Eugenia Dubini

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