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23 Novembre 2020

Il libro italiano in Corea

Autore:
Lee Hyunkyoung (traduttrice e docente di letteratura italiana)

La cultura italiana fece la sua prima apparizione in Corea a partire dal 1876, l’anno che segnò l’inizio del periodo di apertura verso l’Occidente. I primi contatti avvennero principalmente attraverso il Giappone e anche le prime traduzioni furono fatte attraverso altre lingue, principalmente il giapponese o l’inglese. Solo a partire dagli anni Settanta del XX secolo si cominciò a tradurre direttamente dall’italiano.

Il primo libro italiano tradotto in lingua coreana fu il Tiānzhǔ shíyì («Il vero significato del Signore del cielo»), scritto dal missionario gesuita Matteo Ricci. Quest’opera fu trasmessa e tradotta nel XVII secolo dal cinese, non può essere quindi considerata una vera traduzione dall’italiano. Nel 1907 Shin Chaeho tradusse un libro cinese di Liang Qichao intitolato Storie di tre eroi di Risorgimento. È la biografia di Giuseppe Mazzini, Camillo Cavour e Giuseppe Garibaldi, i protagonisti della Risorgimento d’Italia. Fu il primo libro importante che fece conoscere in Corea questi personaggi italiani.

Dall’apertura verso l’Occidente fino agli anni Sessanta dello scorso secolo sono stati tradotti essenzialmente alcuni classici, come La divina commedia, il Decameron e Il trionfo della morte di Gabriele d’Annunzio. Tra queste opere, quella più frequentemente tradotta fino ad oggi è La divina commedia. La traduzione di d’Annunzio è dovuta alla dominazione giapponese, che impose anche le proprie preferenze culturali: si dice infatti sia stata tradotta dal giapponese.

Fortunatamente le opere di Dante, Boccaccio e d’Annunzio sono state in seguito ritradotte dall’italiano e di recente è stata pubblicata anche un’antologia di liriche di Petrarca. Negli ultimi anni altri classici, come Il principe di Niccolò Machiavelli, l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, I promessi sposi di Alessandro Manzoni, I Malavoglia di Giovanni Verga sono stati tradotti dall’italiano.
Dagli anni Settanta ad oggi la traduzione della letteratura italiana in Corea ha privilegiato gli scrittori vincitori del Premio Nobel, come Grazia Deledda, Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale e Dario Fo.

Dagli anni Novanta in poi, oltre ai Nobel citati, si susseguono numerose le traduzioni di opere di autori italiani contemporanei, come Alberto Moravia, Giovanni Guareschi, Elio Vittorini, Primo Levi, Italo Calvino, Umberto Eco, Antonio Tabucchi, Giorgio Bassani, Natalia Ginzburg, Leonardo Sciascia, Claudio Magris, Alessandro Baricco, Erri De Luca, Elena Ferrante. Nel caso di autori come Calvino, Eco, Levi, Tabucchi e Bassani, si può dire che quasi tutti i loro libri siano stati tradotti in coreano. In particolare, Calvino, Eco e Levi possono contare su un pubblico molto fedele in Corea. Negli ultimi anni, poi, sempre più frequenti sono le traduzioni di romanzi gialli e polizieschi di autori contemporanei.
Un’attenzione speciale gli editori coreani riservano ai libri italiani illustrati e ai libri per bambini e ragazzi: oltre al Cuore di Edmondo De Amicis e alle Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, sono state pubblicate diverse edizioni delle fiabe di Gianni Rodari, di cui si festeggia quest’anno il centenario della nascita. C’è un interesse crescente in questi ultimi anni in Corea per il libro italiano per l’infanzia, come testimoniano le traduzioni della serie di romanzi fantasy Ulysses Moore di Pierdomenico Baccalario e delle Le avventure di Geronimo Stilton, molto amate dai bambini e dai ragazzi coreani.
È infine necessario ricordare che queste traduzioni dall’italiano sono stati pubblicate grazie agli sforzi dei traduttori coreani. La maggior parte dei traduttori sono professori universitari. Ma di recente vi sono anche traduttori che non insegnano all’università e si dedicano esclusivamente alla traduzione. Si tratta di un fenomeno nuovo, che non potrà che contribuire ad allargare l’area della traduzione delle opere italiane in Corea del Sud.

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