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12 Ottobre 2022

Intervista a Maria Cristina Guerra (Agenzia letteraria Grandi & Associati)

Autore:
Paolo Grossi

Maria Cristina Guerra, laureata in Scienze Politiche alla Università Cattolica di Milano, ha lavorato per la Casa editrice Hoepli, Le Messaggerie Libri, come PR e Ufficio stampa, da quindici anni è agente letterario e da oltre cinque anni associata in Grandi & Associati

 

Attraverso quale percorso è arrivata a svolgere l’attività di agente letterario? 

Il mio percorso è stato, come da curriculum, variegato e “poco scontato”. Provengo da studi umanistici, ma ciò che mi caratterizza e che ha caratterizzato studi e carriera è soprattutto la flessibilità, il sapere passare da un soggetto ad un altro, la capacità acquisita di muovermi in ambiti diversi e di tessere relazioni e contatti. Ho iniziato da una passione per la letteratura e per i libri, da un interesse per la natura umana, passatemi questa frase, e ho attraversato tutta la filiera editoriale, dalla libreria, alla casa editrice, alla distribuzione per approdare a svolgere la funzione di agente letterario che unisce il mio amore per la lettura al desiderio di affiancare, sostenere, incoraggiare le persone che nel loro ruolo di scrittore e scrittrici “scoprono” la parte più bella ma anche più fragile di sé stessi. Tanto è difficile, quanto entusiasmante seguire la nascita di un’opera e il suo destino dalla creazione alla pubblicazione. Se devo però dare un inizio vero alla mia carriera, dovrei parlare di una serie di libri per bambini pubblicata da Penguin Random House, “Meg & Mog” che decisi ostinatamente di far pubblicare in Italia. Il tentativo fallì, ma diede il via alla serie di contatti, relazioni con editori italiani, stranieri e con scrittori italiani e stranieri che piano piano hanno costituito il mio patrimonio e quello dell’agenzia di cui sono socia da alcuni anni, Grandi & Associati

 

Rispetto agli anni del suo esordio professionale nel mondo editoriale, come è cambiata la situazione dell’autore? Un tempo, pochi scrittori avevano un agente. Perché oggi è pressoché indispensabile…? 

In realtà la figura dell’agente letterario in Italia nasce circa nel 1989 a Torino con Augusto Foà e la fondazione dell’ALI Agenzia Letteraria Italiana; seguito poi da Erich Linder primo grande agente italiano. Possiamo dire di avere una storia più recente rispetto a quella dei paesi anglosassoni, ma la tradizione di questa professione anche in Italia è ormai da tempo consolidata. Restano comunque poche le agenzie affermate e solide, Grandi & Associati ha una storia di circa trent’anni ormai, e molte sono le agenzie che nascono, alcune fioriscono altre finiscono subito. Ci sono paesi come la Francia dove il rapporto diretto autore-editore è molto forte e resiste ancora per la maggior parte dei casi all’inserimento di una figura intermediaria, che difende gli interessi dell’autore, ma sa parlare una lingua professionale, eviscerata dagli aspetti più emotivi, e che comprende bene anche le dinamiche editoriali. Alla fine, si lavora tutti per un interesse comune che è quello di pubblicare libri “belli” e di successo o comunque rappresentativi di una buona letteratura; ma ci di si dimentica a volte che l’autore oltre ad essere un creativo, è un professionista e non può lavorare per pura gloria. Fare dunque buoni contratti, tenere le fila di tutto il processo, difendere l’autorialità, conoscere bene i propri interlocutori, tradurre le richieste, le necessità e i diritti dell’autore all’editore richiede delle competenze che lo scrittore normalmente non possiede. Infine, c’è un tale profluvio di case editrici e un tale numero di titoli pubblicati per anno, che avere a fianco dello scrittore qualcuno che sappia come orientarsi e districarsi è diventato pressoché indispensabile.

 

L’agenzia Grandi & Associati conta fra i suoi autori nomi importanti, che occupano la ribalta della scena letteraria italiana. Alcuni di essi sono passati attraverso varie agenzie. Come si “cattura” la fiducia di un autore, tanto da convincerlo a cambiare agente? 

Direi che la nostra filosofia è da sempre soprattutto quella di attendere che sia l’autore a cercarci. Conosciamo bene il nostro lavoro, per capire che i motivi che spingono un autore a cambiare agenzia sono a volte sottili, imperscrutabili, discutibili. Se conosciamo l’agenzia di provenienza e ne riconosciamo la professionalità a volte ci chiediamo cosa possiamo fare noi di meglio. Spesso però si tratta di ragioni che esulano dalla professionalità e riguardano più la relazione. Si sciolgono matrimoni, si sciolgono anche i mandati. Tutto ciò per dire che cerchiamo di non pescare mai nel paniere dei nostri competitors, ma se un autore si affaccia alla nostra porta, siamo lieti di ascoltarlo. Diverso è il processo di scouting che personalmente mi appassiona e che riguarda la ricerca di nuove voci e di talenti.

 

C’è il mercato nazionale e c’è quello internazionale: come vengono divise in agenzia queste due diverse attività? 

Al nostro interno abbiamo un agente, Luisa Rovetta, che si occupa di tutta la parte di presentazione dei nostri titoli italiani alle case editrici estere, promozione e cura delle pubblicazioni, una volta venduti i diritti di traduzione. Non tutti i titoli vengono gestiti dall’agenzia, poiché capita – raramente – che questi vengano ceduti come diritti secondari all’editore. In ogni caso la nostra agenzia vanta un indirizzario e una serie di contatti che ci ha consentito negli anni di avere autori tradotti in tutto il mondo, e in alcuni casi fortunati tradotti in oltre venti lingue.

 

La letteratura per ragazzi occupa uno spazio importante nelle attività di Grandi & Associati ed è, del resto, anche il settore in cui la nostra editoria riscuote i maggiori successi sul piano delle vendite dei diritti all’estero. Quale è la specificità di questo settore e quali le prospettive? 

Devo rimandare alla mia collega e socia Alice Fornasetti, che da alcuni anni, dopo aver lavorato e ricoperto ruoli di rilievo presso la casa editrice Piemme e dopo aver diretto con successo la collana del Battello a Vapore, ha deciso di passare dall’altra parte della “barricata” portando in agenzia alcuni dei più importanti nomi per ragazzi, tra cui Roberto Piumini e Mario Lodi. Possiamo dire di essere forse e per ora la sola agenzia italiana ad avere questa specificità. Non solo poi la letteratura per ragazzi rimane una costola sana della nostra editoria, ma si sta sviluppando, anche verso il mercato dei diritti audiovisivi da noi solitamente gestiti. A questo si aggiunge il nostro interesse crescente per le graphic novel e per il fumetto, che restano ancora ambiti abbastanza inesplorati dagli agenti. Recente l’acquisizione in agenzia di un autore storico di graphic novel, molto amato in Francia, Igort.

 

Alla luce della sua esperienza, quali tendenze vedi profilarsi nella narrativa italiana di questi anni? La letteratura di genere continuerà a crescere di peso? 

A mio parere sì, soprattutto la letteratura di intrattenimento, che si tratti di gialli o di romance, di saghe famigliari o di romanzi storici, e questo dipende da tanti motivi, primo fra tutti forse il bisogno crescente di trovare nel libro anche un luogo dove “riposare” e rifugiarsi dalle incertezze, ansie, paure che questi ultimi anni ci hanno riservato. Segue anche la tendenza a dedicare una quota sempre inferiore – a parte i lettori forti, in diminuzione – del proprio tempo alla lettura e una minore capacità di concentrazione, dovuta anche alla continua sollecitazione da parte di device elettronici e di social network. Ciò rende dunque più semplice avvicinare una lettura più immediata e coinvolgente dal punto di vista della storia e “allontana” da una lettura più complessa che cerca nello stile e nella scrittura il proprio centro di interesse. Ovviamente quando un romanzo, anche non di genere, trova il punto di equilibrio tra la storia appassionante e la scrittura che sia di genere o no, abbiamo fatto bingo. Ed è questo che tutti noi agenti ed editori non smettiamo mai di cercare: belle storie, scritte bene e che incontrino in quel momento e sperabilmente nel futuro il gusto dei lettori nella maniera più trasversale possibile.

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