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Baboucar, Ousman, Yaya e Robert sono quattro richiedenti asilo arrivati in Italia dopo avere attraversato mezza Africa e il Mediterraneo. Sono sospesi tra la speranza che la loro richiesta venga accolta e l’ansia di essere respinti. C’è chi aspetta la prima udienza di fronte alla commissione prefettizia, chi il ricorso in primo grado al tribunale civile, chi invece ha forse ottenuto una protezione umanitaria e per un po’ può andare avanti senza troppo timore. Un fine settimana decidono di prendere un treno che da Perugia li porterà verso l’Adriatico. La meta è la spiaggia di Falconara Marittima e il viaggio è scandito dagli incontri, dalle ossessioni di ognuno e dall’altalenante rapporto con la lingua italiana. Sono quarantott’ore di piccoli avvenimenti: multe, bivacchi, visioni, finali di calcio, qualche litigio, in cui i quattro amici si ritroveranno sempre a camminare, in fila indiana, lungo le strade della provincia del Centro Italia. E Baboucar guidava la fila è una favola senza morale, che affronta il tema delle migrazioni scegliendo di raccontare quello che viene dopo le traversate, la normalità inafferrabile di una vita dignitosa che segue ogni approdo e tutto quello che questa normalità contiene: le paure, i desideri, la rabbia, le nostalgie, riuscendo a ottenere alla fine quella particolare risonanza poetica che hanno soltanto le cose vere


Giovanni Dozzini (Perugia, 1978) è giornalista e traduttore, i suoi articoli sono stati pubblicati su Europa, Huffington Post Italia, Pagina99, OndaRock. Ha scritto altri tre romanzi: Il cinese della piazza del pino (Midgard 2005), L’uomo che manca (Lantana 2011) e La scelta (Nutrimenti 2016). È tra gli organizzatori del festival di letteratura in lingua spagnola Encuentro.

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